Avifauna

L’avifauna del Monte di Brianza

a cura di Franco Orsenigo (membro C.R.O.S. – Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta di Varenna)

Fin dai tempi antichi gli uccelli hanno catturato l’immaginazione degli uomini. Al loro volo, da sempre, viene attribuito un senso di libertà e se si pensa al fenomeno delle migrazioni ecco allora che questo sentimento trova ancora più forza.
Ma anche temuti in passato perché appartenenti al regno della notte e del non conosciuto e pertanto ritenuti portatori di sventure come Gufi e Civette. Venerati dagli antichi Greci ed Egizi spesso sono raffigurati sui vessilli di città o di nazioni, come del resto, lo erano su quelli di illustre casate nobili come simbolo di forza e di potenza come ad esempio l’Aquila o il Grifone. O esibiti, come  l’Astore o il Pellegrino quale segno distintivo e status di re ed imperatori per la caccia alla selvaggina.
Senza dimenticare che la Primavera è annunciata dall’arrivo della Rondine e che è sempre uno splendido uccello, in questo caso la Cicogna, secondo molte credenze nordiche, ad essere portatrice di vita. Quando si chiude il cerchio della vita sono sempre dei maestosi uccelli, in questo caso , aquile ed avvoltoi a trasportare l’anima del defunto nell’aldilà secondo alcune religioni e culture di vari popoli della terra. Senza contare che paesi  o località come Cicognola o Airuno portano nel loro nome un’equivocabile riferimento a degli splendidi uccelli .  E’ doveroso ricordare come nel tentativo di spiegare il misterioso fenomeno delle migrazioni si siano scomodati personaggi del calibro di Aristotile e di Plinio il Vecchio. Per finire ( ma potremmo continuare all’infinito ) per dare spiegazioni ad un’altra straordinaria manifestazione del regno alato quale il canto , hanno detto la loro altri illustri filosofi come Lucrezio e Kant o musicisti del calibro di Mozart e Jimi Hendricks . E che dire di una antica diatriba che ha visto al centro della stessa , un altro splendido uccello quale l’Upupa . Denigrata dal Foscolo che nei “ Sepolcri “ la definì “ immonda “ venne riabilitata in seguito da Montale con quel “ ilare uccello calunniato dai poeti ….”.
Forse non ce ne rendiamo conto ma il nostro legame con  loro è più forte ed intenso di quello che  potrebbe sembrare tant’è che nel corso della storia dell’uomo sono stati divinità, fonte di sostentamento, compagni di caccia o addirittura competitori dell’uomo nello sfruttamento delle risorse alimentari .
Come è possibile dunque, con una tale premessa trascurare la loro presenza, la loro conoscenza e tutti quegli aspetti a loro legati come ad esempio la loro tutela e dell’ambiente in cui vivono e viviamo??!!.
Del resto affermazioni tipo “ gufare  che l’allocco !! “  o ancora il comportamento un po’ appariscente di una ragazza che verrà apostrofata con un laconico “ civettuola “ confermano ancora una volta come  la nostra società tecnologica non sia del tutto libera da atavici pregiudizi.
Se infine qualcuno avesse ancora dei dubbi basterà ricordare loro come , in una grande religione quale quella cristiana, il ricorso nella simbologia e di conseguenza nella iconografia alle creature alate risulti essere preponderante. E in effetti in molte raffigurazioni sacre si assiste ad un tripudio di riferimenti con Spirito Santo sotto forma di una colomba, uno degli evangelisti ha come simbolo un’aquila e le scene di varie “ Ascensioni “ si svolgono tra un delirio di creature alate quali gli angeli !
Insomma , cosa sarebbe l’uomo senza il mito di Icaro , senza il genio di Leonardo o senza la caparbietà ( o il delirio ) di uomini come i fratelli Montgolfier o i fratelli  Wrigth .? Insomma cosa sarebbe l’uomo senza gli uccelli . 
Nel corso dei secoli, la necessità di renderci gli uccelli meno misteriosi ed inafferrabili ha sviluppato quel tipico atteggiamento nell’attribuire a loro qualche cosa di umano. Infatti all’Aquila si riconosce un cipiglio “fiero” , o ancora, le spericolate incursioni su e giù da un tronco finiranno col renderci “simpatico” il Picchio muratore, così come detesteremo il comportamento opportunistico di avvoltoi o di cornacchie.
Certo siamo nel campo del luogo comune o più opportunamente in quello del retaggio culturale derivato ancora una volta dalla scarsa conoscenza ,che molto spesso si ha, con la materia da trattare.
A volte la risposta è più semplice di quella che uno possa immaginare e sta nel posto che l’animale occupa all’interno della catena alimentare con tutti gli adattamenti che l’evoluzione ha elaborato per sfruttare al meglio le risorse.
Rimane il fatto che nessuno può restare insensibile alla potenza e alla velocità di una battuta di caccia del  Pellegrino o di uno Sparviere, così come resteremo affascinati dalle spettacolari parate nuziali o di occupazione di un territorio della Poiana . E come non essere presi da grande tenerezza  nel vedere un  Pettirosso che, durante l’inverno, cerca caparbiamente del cibo per non soccombere al gelo. Difficile, sarà anche non essere percorsi da brividi se sentiremo di notte, e soprattutto se non sapremo di cosa si tratta, i versi prodotti dal Barbagianni e sapere infine che nei nostri boschi, oppure lungo i nostri fiumi, sfrecciano uccelli coloratissimi  come il Rigogolo o il Martin pescatore che per un attimo possono fare pensare di più ai tropici che a casa nostra non può che essere una sorpresa. Ecco ,forse è questo insieme di suoni, di colori, di libertà, di fragilità o di potenza che ha affascinato nel passato e che continua a farlo ancora oggi.


Pettirosso


Introduzione

La collina del Monte di Brianza è circondata da aree protette o parchi dove per ragioni di gestione e di amministrazione sono stati compiuti degli studi per approntare i piani faunistici o di fruizione. Questo ha permesso di conoscere lo stato di salute della fauna presente in quel territorio. Conoscenza che purtroppo per la nostra collina manca completamente.
Oltre agli aspetti più evidenti come quelli ambientali, una azione di tutela che cosa effettivamente preserva?
La risposta è che probabilmente pochi sanno quale sia la reale ricchezza del Monte di Brianza.
Una di queste è sicuramente l’avifauna che lo frequenta e l’unica presunzione di questo lavoro, è quella di colmare, anche se solamente in parte, questa lacuna o perlomeno, fornire un punto di partenza.
Questo lavoro vuole incuriosire e fornire un nuovo motivo per frequentare i sentieri del Monte di Brianza. Senza essere frainteso, non posso fare a meno di rimanere molto colpito da come siamo disposti a combattere battaglie protezionistiche molto lontano da noi e come poi siamo arrendevoli o ignoranti nei confronti delle faccende di casa nostra. Forse perché è convinzione ormai diffusa che il nostro territorio sia ormai talmente compromesso da non riservare più nessuna sorpresa ??? Ne siamo proprio così sicuri ?? Colpisce sentire, soprattutto da bambini e ragazzi, come sia a loro più familiare la biologia del ghepardo, animale sicuramente molto nobile e degno di attenzioni ma a noi lontanissimo e quanto ignorino quella del Picchio verde o la presenza di animali altrettanto affascinanti nel bosco dietro casa. Come del resto non può che far riflettere il fatto che alle nuove generazioni si debbano ormai organizzare delle visite guidate alle fattorie per fare conoscere loro la gallina!!!


Cardellino



Il Monte di Brianza.
La ricerca, i luoghi e gli uccelli.

Molto spesso  nei lavori che trattano una categoria di vertebrati e non, viene dedicato uno spazio nell’introduzione agli aspetti legati alla vegetazione, alla geologia e alla storia, proprio per fornire un quadro il più possibile completo, di quegli elementi che costituiscono lo scenario entro il quale troviamo l’oggetto della nostra ricerca. In questo caso, viene solo rimandato, dal momento che agli aspetti che citavo poco sopra verrà dedicata uno spazio apposito ed esaustivo.
Questo lavoro è il risultato di un monitoraggio e di una ricerca iniziata nel1996, e tuttora in corso. Dunque tanti anni di appassionate  osservazioni sul campo anche se una piccolissima parte va alla approfondita ricerca, per quanto riguarda le specie più particolari, tra addetti ai lavori, appassionati e vecchi cacciatori. Anche la consultazione di vecchi testi di ornitologia ha permesso di avere delle indicazioni interessanti per quanto riguarda l’abbondanza dell’avifauna nel nostro territorio.
A tale proposito la nostra collina viene nominata negli “Uccelli di Italia” ,un testo di ornitologia datato 1906 del prof. Giacinto Martorelli e ancora oggi citato come fonte storica nei nuovi lavori di ornitologia.
La raccolta dei dati non segue le regole del lavoro scientifico con mappe standardizzate, punti di ascolto, transetti o chissà quale altra diavoleria ma piuttosto è stato necessario stabilire dei confini entro i quali operare.
Questi ricalcano in modo più o meno fedele quelli del proposto parco anche se è stata inserita la zona umida tra Rovagnate e Castello brianza compresa tra le località di Prestabbio, Cascinette e Fornace                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Questa operazione ha permesso di diversificare gli ambienti in luoghi dove, la copertura boschiva, ricopre la quasi totalità del territorio. Oltre a ciò viene riconosciuta a questa zona, l’importante ruolo di cerniera e di corridoio biologico con il vicino parco regionale di Montevecchia e della valle del Curone.
Se consideriamo una superficie di circa 3.500 Ha. perlustrati da un solo osservatore  è ragionevole pensare ad un lavoro che non vuole avere la presunzione della completezza per quanto riguarda qualità e quantità.
Nel corso di questi anni sono state visitate molte località, alcune poche volte durante le varie stagioni, altre in modo più frequente se non addirittura costantemente o per la presenza di specie particolari oppure, perchè ritenute di particolare importanza per l’avifauna.
Tra quest’ultime spiccano Figina e Polgina con 89 specie censite seguite da Consonno, Campsirago e la piana tra Rovagnate e  Castello brianza.
Nel corso di questi anni le località di Figina e Polgina hanno assunto il ruolo di siti campione, proprio in virtù del mosaico variegato di ambienti che vi è possibile trovare.
Il territorio del Monte di Brianza si è rivelato di straordinaria ricchezza per l’avifauna nidificante e molto importante per le specie migratrici e svernanti.
Che la nostra collina sia molto importante è facilmente intuibile anche dai numerosi appostamenti fissi ( “ casuten  o casutel “ ) per la caccia sparsi un po’ ovunque e molti dei quali fortunatamente non più utilizzati.
Qui di seguito trovate l’elenco completo delle località visitate.
 
  1 - Airuno
  2 - Aizurro
  3 - Alpe
  4 - Biglio inf.
  5 -.Biglio sup.
  6 - Bordeà
  7 - Bosco
  8 - Cà Andrein
  9 - Cà Bianca
10 - Cà Romano
11 - Cavonio
12 - Cagliano
13 - Caglianelli
14 - Campiano
15 - Campsirago
16 - Carsaga ( cantiere per il raddoppio ferroviario )
17 - Cascina Costa - Bartesate
18 - Cascinette nere
19 - Cavazzolo
20 - Cogoredo
21 - Consonno
22 - Crocione di Aizurro
23 - Crosaccia
24 - Dosso ( Sentiero n° 6 Beverate-Crosaccia )
25 - Dozio
26 - Ello
27 - Figina
28 - Fornace
29 - Fumagallo
30 - Galbiate
31 - Hoè inf.
31 - Hoè sup.
32 - La torre
33 - Madonna del Casino
34 - Marconaga
35 - Miglianico
36 - Mirabella
37 - Monasterolo
38 - Mondonico            
39 - Monte Crocione
40 - Monte Regina
41 - Paù
42 - Pessina
43 - Polgina
44 - Porchera
45 - Prestabbio
46 - Ravellino
47 - Rocchetta di Airuno
48 - San Genesio
49 - San Nicola
50 - Scerizza
51 - Taiello
52 - Valgreghentino
53 - Veglio


Regolo

I nidificanti
Tra gli uccelli nidificanti ,sul Monte di Brianza troviamo le specie tipiche dei territori collinari, dei boschi e delle zone aperte. Tuttavia tra esse dobbiamo annoverare alcune specie che un tempo non erano presenti, in quanto legate ad ambienti diversi, e che hanno colonizzato la nostra collina nel corso di questi ultimi 15 - 20 anni. E il caso del Codirosso spazzacamino, piccolo passeriforme legato alle pietraie alpine che ormai lo si può trovare anche all’interno dei piccoli centri urbani o rurali. Il primo luogo dove è stato censito è stato, non a caso, la cava Tentorio ad Airuno.
Stesso discorso per la Rondine montana, che come dice il suo nome dovrebbe trovarsi, appunto in montagna ma che ormai è di casa tra la Rocchetta di Airuno, la cava Tentorio e la frana delle Fornasette.
Altrettanto degna di nota è la presenza dell’Occhiocotto, specie tipica della macchia mediterranea. Censita per la prima volta in località Mirabella, ha colonizzato tutti gli ambienti idonei esposti a sud della nostra collina, quasi sempre in presenza di zone coperta da rovi , in una sorta di surrogato del suo ambiente di elezione. Tra le new – entry va segnalata la presenza dello Strillozzo, uno zigolo molto raro come nidificante in tutta la provincia e che al Monte di Brianza era presente solo come migratore. Nella primavera 2005 pare abbia deciso di fermarsi per mettere su  famiglia tra Polgina e Figina, anche se il fenomeno non è stato confermato, non si è ripetuto negli anni seguenti.
Tra i rapaci, se escludiamo la Poiana e il Gheppio, quali specie tipiche di questi ambienti, dal 2005  possiamo assistere alla nidificazione regolare di un piccolo ed elegante falco: Il Lodolaio. Presente fino a pochi anni prima, lungo le sponde e nelle zone adiacenti ai grandi fiumi, è arrivato all’Adda per poi passare anche al territorio del Monte di Brianza. La vicinanza di importanti corpi idrici come i laghi briantei e l’Adda sono i presupposti per la presenza del Nibbio bruno che per due anni si è riprodotto su una roverella in zona Crosaccia.
Tra i rapaci notturni la Civetta risulta ancora ben distribuita, anche se il suo trend non può definirsi favorevole. L’Allocco risulta il più diffuso. Essendo specie tipica dei boschi può godere di una popolazione ancora numerosa. E’ comunque tra questa categoria di uccelli che troviamo la presenza di maggior pregio. Infatti per molti anni il territorio del Monte di Brianza ha ospitato una coppia di Gufo reale. Specie che purtroppo non si riproduce più nel nostro territorio.
La nostra collina risulta essere anche il sito riproduttivo più meridionale della provincia di Lecco della Cincia dal ciuffo, un piccolo passeriforme della famiglia dei paridi ( cinciallegra e cinciarella ) legato alle formazioni di conifere di montagna.
Tra  le specie che si riproducono sulla nostra collina sono da segnalare l’Averla piccola e il Saltimpalo. Benchè si tratti di due uccelli comuni, sono inseriti in alcune direttive di tutela, quali specie dal grande interesse conservazionistico, in quanto legate agli ambienti aperti della campagna coltivata in modo tradizionale. Ambienti umidi e campagna infatti, rappresentano quelli maggiormente minacciati dall’espansione dell’uomo e dai suoi bisogni. Sul Monte di Brianza le due specie, possono contare su popolazioni al momento ancora stabili.
Un altro fenomeno che non sarà certo sfuggito a qualche osservatore attento è l’esplosione demografica della Tortora orientale dal collare. Giunta fino a noi, appunto dall’Oriente, in modo del tutto autonomo e non perché sfuggita a qualche allevamento, come molti pensano, è ormai presente nei parchi e nei giardini di tutti i centri urbani mentre manca da boschi o ambienti troppo chiusi.
Al momento possiamo dire che il numero di specie che si riproduce, o che lo ha fatto di certo in passato, è attorno ai 70. Tra queste Merlo, Cinciallegra, Fringuello, ma soprattutto Capinera, risultano essere le specie maggiormente diffuse e abbondanti. Infatti possono essere viste indistintamente in campagna o in un bosco, così come in un giardino privato o pubblico o in un centro abitato.
Se le specie sopra citate sono ovunque, Rondine di montagna o Cincia dal ciuffo, quanto meno come nidificanti, sono tra le specie sicuramente maggiormente localizzate, in quanto visibili esclusivamente in determinati luoghi.
Il monte di Brianza è stato inserito nel progetto denominato “ Mito 2000 “ ( monitoraggio italiano ornitologico ) promosso dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con le Regioni, le Università, Associazioni e volontari. Iniziato nel 2000 nel corso dei sei anni successivi il progetto ha avuto l’obiettivo di coprire l’intero territorio nazionale. La nostra collina è stata inserita in questo progetto come una Z . I . O . ( zona di interesse ornitologico ) e le aree a campione che sono state sottoposte a censimento sono : Biglio inf., Olcellera, S. Genesio, Polgina / Figina e Consonno.
Da segnalare anche come il nostro territorio sia stato oggetto di studio e di ricerca per due tesi di laurea riguardanti una “ I rapaci diurni nidificanti nell’alta pianura lombarda “ e la seconda “ I corridoi biologici “.
Attualmente e fino al 2014, alcune porzioni del Monte di Brianza, saranno inserite nel progetto Atlante degli uccelli svernanti promosso da Ornitho.it. la nuova piattaforma per lo studio e lo scambio di informazioni a livello ornitologico, riconosciuta e utilizzata ormai in molti paesi europei. 


Rondine Montana

Il monte di Brianza e le migrazioni.

A causa della sua posizione si è rivelato di una discreta importanza per i grandi migratori come poiane, nibbi e falchi pecchiaioli ma anche per rapaci di dimensioni minori come sparvieri, pellegrini, gheppi e lodolai.
Questi giungendo dalla pianura per la migrazione primaverile  utilizzano le correnti calde ascensionali che si formano a ridosso dei rilievi per guadagnare quota ( le cosiddette “ termiche “ ) e superare così le barriere naturali costituite da colline e montagne. Anche se sulla nostra collina questo accade su un ampio fronte è stato possibile individuare delle direttrici fondamentali: la prima è quella che porta gli uccelli ad arrivare in scivolata nella zona sottostante la Crosaccia ed una volta guadagnata quota , lambire tutto il versante orientale sorvolando Aizurro, la Rocchetta, Biglio e Consonno per proseguire lungo la valle dell’Adda e dei laghi. Gli uccelli giungono in questa località  prevalentemente da sud. La seconda interessa le località del “Campanone della Brianza” e di Giovenzana. In questa zona molti uccelli provengono da ovest ma molti altri si vedono scavalcare il crinale della collina di Montevecchia sopra le località della “ Bernaga “ e del Lissolo . Giunti in zona molti guadagnano quota ed alzandosi sopra il Campanone tendono a scivolare in direzione del monte Crocione o sorvolare la Val Pessina altri invece una volta guadagnato la quota tendono a scivolare in direzione di Cagliano. In effetti dai rilievi effettuati in quest’ultima località tutti gli uccelli  si vedono comparire da ovest e più precisamente da Giovenzana ed una volta giunti in loco mostrano un comportamento piuttosto eterogeneo. Infatti molti rapaci riguadagnano quota con il volo veleggiato e scollinano sopra la sella di Campsirago altri si mantengono ad una quota più bassa e proseguono in volo battuto lambendo i versanti sud per poi puntare decisamente verso la valle dell’Adda. Sempre a Cagliano è possibile vedere arrivare uccelli dalla pianura , e nel caso del cormorano , gli stormi si dividono in prossimità del Monte di Brianza sorvolando il fiume Adda oppure i laghi briantei . Solo pochi individui sono stati visti collinare a Campsirago  anche se tuttavia, durante il loro pendolarismo invernale tra i vari laghi, è capitato spesso di vedere piccoli stormi di questi uccelli scollinare sopra la sella di Galbiate per raggiungere il lago di Annone o di Olginate. A Consonno si vedono anche rapaci scollinare tra il monte Regina e il Tre Confini e generalmente questi puntano verso il Resegone e la Valcava. A questo proposito risulta difficile stabilire se questi ultimi uccelli siano gli stessi visti sparire attorno al Campanone .
Va anche detto che se poiane, sparvieri e falchi pecchiaioli hanno un comportamento migratorio piuttosto preciso in quanto a rotte, un certo numero di uccelli, soprattutto Nibbi bruni e Falchi di palude,  una volta giunti ai piedi del “ Campanone della Brianza “ al posto di guadagnare una termica e scavalcare la collina, si trasferiscono in volo battuto verso est in direzione di Giovenzana e Cagliano. La migrazione post-riproduttiva o autunnale vede ancora una volta Consonno come luogo dove si concentrano modesti assembramenti di poiane, sparvieri ma soprattutto di falchi pecchiaioli. Quest’ultimi giungendo da nord prendono quota sfruttando ancora una volta le termiche e anche se la dispersione verso sud avviene su di un ampio fronte molti uccelli, lasciando la nostra collina, puntano decisamente verso la valle dell’Adda in direzione di Brivio.
In questo periodo è stato possibile censire la concentrazione massima di rapaci in migrazione. E’ infatti dell’agosto 2005 l’osservazione di ben 33 Nibbi bruni in zona Crosaccia. Durante le migrazioni  può succedere che condizioni meteorologiche avverse, o altre condizioni non meglio individuabili, inducano gli uccelli  ad aspettare il momento migliore per valicare le montagne quando non  addirittura a compiere dei brevi spostamenti in senso contrario a quello stabilito dal periodo. Questo è il caso del Nibbio reale censito lungo il crinale della Rocchetta di Airuno o della rarissima Cicogna nera vista in zona Porchera – Crosaccia. Il primo ad Aprile si dirigeva decisamente verso sud quando avrebbe dovuto andare a nord, mentre la seconda, a fine estate al posto di dirigersi verso sud ha scollinato in direzione opposta.  
Come vedete,contrariamente a quanto accade in alcune zone delle Alpi o delle Prealpi, dove assistiamo ad un passaggio massiccio di individui in prossimità di corridoi naturali quali passi o colli, nel nostro caso il territorio del monte di Brianza viene interessato in modo quasi casuale e da numeri tutto sommato modesti. Questo è subito spiegato dal fatto che la nostra collina, oltre a trovarsi fuori di quei corridoi di migrazione citati poco sopra rappresenta tutto sommato un ostacolo modesto.
Proprio per questo motivo è anche possibile vedere uccelli già molto alti sopra il monte di Brianza che, o sono già in scivolata o che continuano a prendere quota fino a sparire alla nostra vista.
Altrettanto significative per il passo dei piccoli passeriformi si sono dimostrate le località del Ponte dell’Olio e le selle dell’Alpe e di Campsirago. In quest’ultima località tra l’altro si è avuto lo “scollinamento” dell’unico Falco cuculo censito. La piana pedemontana di Castello brianza compresa tra le località di Prestabbio e Fornace è risultata di  grande importanza per lo svernamento ed il passo soprattutto di quelle specie legate alle praterie alpine e agli ambienti umidi.
Assolutamente da segnalare la comparsa del Falco cuculo, dell’Aquila minore, della Cicogna nera, del Nibbio reale, della Bigia padovana e quella accidentale del Grifone, un grande avvoltoio reintrodotto di recente in alcune località delle Alpi. Degna di nota anche l’osservazione della Cappellaccia. Della famiglia delle Allodole è risultata essere la prima osservazione per la provincia di Lecco. Quest’ultimo gruppo di uccelli appartiene alla categoria delle specie accidentali. Se però consideriamo un solo osservatore per tutto il territorio, non è da escludere che le suddette specie siano in realtà più regolari.
Sul Monte di Brianza sono presenti le specie tipiche degli ambienti collinari con ovvie presenze in determinati periodi di specie che, di norma, vivono in altri ambienti come la montagna, la pianura o i fiumi e i laghi. Malgrado la vicinanza di corpi idrici molto importanti la presenza nella lista di specie tipiche di questi ambienti è da considerarsi poco significativa.
Da segnalare le visite del tutto imprevedibili dell’Aquila reale. Infatti in periodi dove persiste la copertura nevosa sulle montagne, la ricerca di cibo o l’erratismo di soggetti giovani, fanno si che sia possibile vederla anche sulla nostra collina. Campsirago,  Figina- Polgina e la sella sopra Galbiate sono i luoghi dove nel corso di questi anni è stato possibile vederla.
Nel corso di questi anni è stato possibile rilevare quello che molto spesso succede nel mondo degli uccelli. Mi riferisco al fenomeno delle invasioni da parte di alcune specie durante e soprattutto il periodo invernale. Questo fenomeno porta a censire una specie su di un territorio molto vasto e con contingenti molto numerosi nel corso di un inverno per poi praticamente sparire in quello successivo. Così è successo per la Cincia mora durante l’inverno 96 / 97, la Cesena nel 97 / 98, per il Frosone nel 98 / 99 e per il Fringuello, il Verdone e la Peppola nel 2000 / 2001. Tra queste invasioni sono assolutamente da segnalare quelle del Beccofrusone. Uno splendido passeriforme legato agli ambienti della taiga nordica e cha capita solo raramente e con cadenze a volte anche decennali nei territori del nord Italia. Benchè sul monte di Brianza ne siano capitati solo pochi individui,e dunque proprio per questo rarissimi,esistono testimonianze nel passato della loro presenza. L’ultima loro visita risale al periodo compreso tra Natale e fine anno 2008.
 Per contro è da segnalare la quasi assoluta mancanza del Verdone negli inverni 2003 / 2004 e 2004 / 2005 e la sua rarefazione come nidificante in questi ultimi due anni. Anche i flussi migratori mostrano notevoli fluttuazioni con specie abbondanti un anno e molto scarse in quello o quelli successivi. A questo proposito è da segnalare il passo decisamente straordinario della Balia nera durante l’Agosto 2000 e quello altrettanto abbondante dell’ Allodola nell’autunno 2004.


     Santimpalo



Check - list degli uccelli del monte di Brianza.

Aggiornata a Dicembre 2010.
Sono attualmente note 146 specie  suddivise in 17 ordini e 43 famiglie.
Attraverso le mie osservazioni è stato possibile raggruppare le varie specie in alcune categorie.
La più numerosa è quella dei Migratori con 29 specie regolari e 6 irregolari. A questa categoria appartengono ad esempio il Prispolone o il Biancone, che sono presenti infatti solo ed esclusivamente durante i periodi delle migrazioni, essendo il nostro territorio, luogo di transito per il raggiungimento dei quartieri di nidificazione o di svernamento, anche se la seconda specie non viene censita con regolarità ogni anno. La seconda  è rappresentata dai nidificanti sedentari, ma anche migratori e svernanti con 34 specie ; a questa categoria appartiene il Fringuello che è presente tutto l’anno sul monte di Brianza, vi nidifica ma attraversa la nostra collina  e si ferma a trascorrere la brutta stagione con contingenti provenienti dalle regioni del Nord. La terza è categoria è quella dei nidificanti migratori con 19 specie. A questa categoria  appartengono quegli uccelli, come ad esempio il Torcicollo o l’Usignolo che giungono a noi in primavera per nidificare ma che ripartono per i quartieri di svernamento con il sopraggiungere della brutta stagione.
La quarta categoria con 13 specie è quella dei nidificanti sedentari svernanti. Qui troviamo quegli uccelli che sul monte di Brianza si riproducono, vi trascorrono l’inverno, sono visibili tutto l’anno ma non compiono vere e proprie migrazioni. La Ghiandaia o il Picchio rosso maggiore sono i più degni rappresentanti di questo gruppo.
La quinta è quella dei migratori svernanti con15 rappresentanti. In questo gruppo di uccelli troviamo infatti quei soggetti, come ad esempio lo Zigolo muciatto o la pispola, che utilizzano la nostra collina sia come luogo di transito durante i loro spostamenti sia per trascorrere l’inverno.
La sesta è quella delle specie accidentali con 11 soggetti e raggruppa quegli uccelli che capitano nel nostro territorio in modo del tutto sporadico e di solito con pochi soggetti. La Cicogna nera  o il Grifone, avvistati entrambi in zona  Crosaccia , ne sono gli esempi classici.
Seguono a questo punto alcune categorie di uccelli composte da poche specie. Tra queste, quelle introdotte a scopo venatorio come ad esempio la Starna ed il Fagiano, oppure quella dei sedentari, migratori ma non nidificanti come il Corvo imperiale, che utilizza infatti il monte di Brianza come territorio di caccia o di alimentazione, vi transita in migrazione ma nidifica altrove.
Dall’analisi di questa Check list le specie che si riproducono sul monte di Brianza risultano essere circa 70.
 L’ ordine maggiormente rappresentato è quello dei Passeriformi dove tra l’altro  troviamo le famiglie più numerose come i Silvidi ( Capinera e co. ) con 15 specie, i Turdidi ( Tordo e co. ) con14 specie e i Fringillidi ( Fringuello e co. ) con 10 .
Unica concessione alla scienza quello che segue altro non è che l’elenco di tutti gli uccelli censiti sulla nostra collina ed esposta seguendo le terminologie e le classificazioni adottate in ambito scientifico.
Tuttavia con qualche esempio risulterà facile a tutti.

Legenda dei simboli

B               Nidificante ( Breeding )
S               Sedentaria o Stazionaria ( Sedentary, Resident )
M               Migratrice ( Migratory )
W              Svernante ( Wintering )
A               Accidentale (Accidental or Vagrant )
Irr.             Irregolare ( irregular )

Terminologia

Nidificante : specie o popolazione che porta regolarmente a termine il ciclo riproduttivo in un determinato territorio.
Sedentaria : specie o popolazione legata per tutto il corso dell’anno a un determinato territorio, dove viene normalmente portato a termine il ciclo riproduttivo.
Migratrice :  specie o popolazione  che compie annualmente spostamenti dalle aree di nidificazione verso i quartieri di svernamento. Una specie viene considerata migratrice per un determinato territorio quando vi transita senza svernare o nidificare.
Svernante : specie o popolazione che si ferma a passare l’inverno o buona parte di esso in un determinato territorio, ripartendo in primavera verso le aree di nidificazione.
Accidentale : specie che capita in un determinato territorio solo sporadicamente, in genere con individui singoli o comunque in numero molto limitato.
Irregolare : può essere abbinato a tutti i simboli




Esempio:

Podicipediformes            Ordine al quale appartiene la specie descritta
Podicipedidae                  Famiglia di appartenenza
1                                        Numero progressivo 
00070                                Codice Euring 
Tuffetto                             Nome italiano   
Tachybaptus ruficollis    Nome scientifico 
A .                                      Status. Fenologia. In questo caso il Tuffetto , per il Monte di Brianza risulta essere  
                                          accidentale . 


1.       Podicidediformes
1         Podicipedidae
      1 - 00070 - Tuffetto   Tachybaptus ruficollis  A

2    Pelecaniformes                                                                        
2    Phalacrocoracidae
2 - 00720 - Cormorano Phalacrocorax carbo M, W.
                                                          
 3    Ciconiiformes
3          Ardeidae
      3 - 01220 - Airone cenerino  Ardea cinerea  S, W
       4 - 01210 - Airone bianco maggiore Ardea alba A
       5 - 01190 - Garzetta Egretta garzetta M                                             
       6 - 01040 - Nitticora Nycticorax nycticorax M
 4 .  Ciconiidae
       7- 01310 - Cicogna nera Ciconia nigra  A
       8- 01340 - Cicogna bianca Ciconia ciconia  M 
                                                        
 4.   Anseriformes
 5.   Anatidae
       9- 01860 - Germano reale  Anas platyrhynchos  S,W,B,M
       
 5.   Accipitriformes
 6.   Accipitridae
      10 - 02310 - Falco pecchiaiolo  Pernis apivorus  B, M                                                 
      11 - 02380 - Nibbio bruno  Milvus migrans  B,M                                                         
      12 - 02390 - Nibbio reale Milvus milvus M irr.
      13 - 02560 - Biancone Circaetus  gallicus  M irr.                                                           
      14 - 02600 - Falco di palude Circus aeruginosus  M
      15 - 02610 - Albanella reale Circus cyaneus  M, W                                                
      16 - 02670 - Astore Accipiter gentilis M, W                                                                      
      17 - 02690 - Sparviere  Accipiter nisus  SB, M, W                                                     
      18 - 02870 - Poiana  Buteo buteo  SB, M, W                                                             
      19 - 02510 - Grifone   Gyps fulvus  A  18 Giugno 1997
      20 - 02960 - Aquila reale Aquila chrysaetos  W                                                                                      
      21 - 02980 - Aquila minore Hieraaetus pennatus M irr 
                                                                                                                              
 6.   Falconiformes
 7.   Falconidae
      22 - 03040 - Gheppio  Falco tinnunculus  SB,M, W                                                           
      23 - 03070 - Falco cuculo Falco vespertinus A.                                                      
      24 - 03100 - Lodolaio  Falco subbuteo  B , M                                                                 
      25 - 03200 - Pellegrino  Falco peregrinus   M                                                            
                                                                                                                                       
 7.   Galliformes
 8.   Phasianidae
      26 - 03670 - Starna  Perdix perdix   specie introdotta a scopo venatorio.
      27 - 03700 - Quaglia Coturnix coturnix M.                                                                 
      28 - 03940 - Fagiano comune  Phasianus colchicus  specie introdotta a scopo venatorio

 8.  Gruiformes
 9.  Rallidae
      29 - 04070 - Porciglione Rallus aquaticus M irr.
      30 - 04240 - Gallinella d’acqua  Gallinula chloropus  SB, M, W.

 9.  Charadriiformes
10. Charadriidae
     31 - 04690 - Corriere piccolo Charadrius dubius B                                                
     32 - 04930 - Pavoncella Vanellus vanellus M irr                                                               

11.  Scolopacidae
      33 - 05190 - Beccaccino  Gallinago gallinago  M
      34 - 05200 - Croccolone Gallinago media (  anni 60/70 ) M                                                   
      35 - 05290 - Beccaccia  Scolopax rusticola  M , W
      36 - 05530 - Piro piro culbianco Tringa ochropus A.
      37 - 05560 - Piro piro piccolo  Actitis hypoleucos  A.

12. Laridae
      38 - 05820 - Gabbiano comune Larus ridibundus W

10. Columbiformes
13. Columbidi 
      39 - 06650 - Piccione selvatico var. domestica Colomba livia SB, W.
      40 - 06680 - Colombella Colomba oenas  M
      41 - 06700 - Colombaccio  Columba palumbus  B, M
      42 - 06840 - Tortora dal collare orientale  Streptopelia decaocto  SB, W
      43 - 06870 - Tortora  Streptopelia turtur  B, M


11.  Cuculiformes
14.  Cuculidae
      44 - 07240 - Cuculo  Cuculus canorus  B, M

12. Strigiformes
15. Tytonidae
      45 - 07350 - Barbagianni  Tyto alba S, B, W

16. Strigidae
      46 - 07440 - Gufo reale  Bubo bubo  SB, W
      47 - 07570 - Civetta  Athena noctua  SB, W
      48 - 07610 - Allocco  Strix aluco  SB, W

12. Caprimulgiformes
16. Caprimulgidae
      49 - 07780 - Succiacapre  Caprimulgus europaea   M

14. Apodiformes   
18. Apodidae
      50 - 07950 - Rondone  Apus apus  B, M
      51 - 07960 - Rondone pallido Apus pallidus M
      52 - 07980 - Rondone maggiore  Apus melba  M 

15. Coraciiformes
19. Alcedinidae
      53 - 08310 - Martin pescatore  Alcedo atthis  SB, M, W

20. Upupidae
      54 – 08460 – Upupa Upupa epops  M      

16. Piciformes
21. Picidae
      55 - 08480 - Torcicollo  Jynx torquilla  B, M
      56 - 08560 - Picchio verde  Picus viridis  SB, W
      57 - 08760 - Picchio rosso maggiore  Picoides major  SB, W
      58 - 08630 - Picchio nero Dryocopus martius  W

17. Passeriformes
22. Alaudidae
      59 - 09720 - Cappellaccia Galerida cristata A
      60 - 09740 - Tottavilla  Lullula arborea  M
      61 - 09760 - Allodola Alauda arvensis M

23. Hirundinidae
      62 - 09810 - Topino Riparia riparia M .
      63 - 09910 - Rondine di montagna  Ptyonoprogne rupestris  SB, M , W
      64 - 09920 - Rondine  Hirundo rustica  B, M
      65 - 10010 - Balestruccio  Delichon urbica  B, M

24. Motacillidae
      66 - 10090 - Prispolone  Anthus trivialis  M.
      67 - 10110 - Pispola  Anthus pratensis  M, W
      68 - 10140 - Spioncello Anthus spinoletta M
      69 - 10170 - Cutrettola Motacilla flava M
      70 - 10190 - Ballerina gialla  Motacilla cinerea  SB, M, W
      71 - 10200 - Ballerina bianca  Motacilla alba  SB, M, W

25 . Bombycillidae
      72 - 10480 - Beccofrusone Bonbycilla garrulus A

26. Cinclidae
      73 - 10500 - Merlo acquaiolo  Cinclus cinclus  W

27. Troglodytidae
      74 - 10660 - Scricciolo   Troglodytes troglodytes  SB, M, W

28. Prunellidae
      75 - 10840 - Passera scopaiola   Prunella modularis  W, M

29. Turdidae
      76 - 10990 - Pettirosso  Erithacus rubecola  SB, W, M
      77 - 11040 - Usignolo   Luscinia megarynchos  B, M
      78 - 11210 - Codirosso spazzacamino  Phoenicurus ochruros  SB, M, W
      79 - 11220 - Codirosso   Phoenicurus phoenicurus  B, M
      80 - 11370 - Stiaccino   Saxicola rubetra   M
      81 - 11390 - Saltimpalo   Saxicola torquata  SB,M,W
      82 - 11460 - Culbianco Oenanthe oenanthe M
      83 - 11660 - Passero solitario Monticola solitarius A
      84 - 11860 - Merlo dal collare Turdus torquatus M
      85 - 11870 - Merlo   Turdus merula  SB, M, W
      86 - 11980 - Cesena   Turdus pilaris  W, M
      87 - 12000 - Tordo bottaccio   Turdus philomelos  SB, M, W
      88 - 12010 - Tordo sassello  Turdus iliacus  W, M
      89 - 12020 - Tordela  Turdus viscivorus  M

30. Sylviidae
      90 - 12200 - Usignolo di fiume  Cettia cetti  SB, W, M
      91 - 12360 - Forapaglie macchiettato   Locustella naevia  M
      92 - 12600 - Canapino  Hippolais polyglotta  B, M  
      93 - 12670 - Occhiocotto  Sylvia melanocephala  SB, W 
      94 - 12730 - Bigia padovana Sylia nisoria M irr.
      95 - 12740 - Bigiarella Sylvia curruca M
      96 - 12750 - Sterpazzola  Sylvia communis  B, M
      97 - 12760 - Beccafico Sylvia borin M
      98 - 12770 - Capinera  Sylvia atricapilla  SB, W, M
      99 - 13070 - Luì bianco Phylloscopus bonelli  B,M
    100 - 13080 - Luì verde  Phylloscopus sibilatrix   M
    101 - 13110 - Luì piccolo  Phylloscopus collybita   SB, M, W
    102 - 13120 - Luì grosso Phylloscopus trocholus M
    103 - 13140 - Regolo  Regulus regulus  SB, M, W
    104 - 13150 - Fiorrancino  Regulus ignicapillus S B, M ,W

31. Muscicapidae
    105 - 13350 - Pigliamosche  Muscicapa striata  B, M
    106 - 13490 - Balia nera  Ficedula hypoleuca  M

32. Aegithalidae
    107 - 14370 - Codibugnolo  Aegithalos caudatus  SB, M, W

33. Paridae
    108 - 14400 - Cincia bigia  Poecile palustris  SB, M, W
    109 - 14420 - Cincia alpestre Poecile montanus  M , W
    110 - 14540 - Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus SB, M, W
    111 - 14610 - Cincia mora  Periparus ater  SB, M, W
    112 - 14620 - Cinciarella  Cyanistes caeruleus  SB, M, W
    113 - 14640 - Cinciallegra  Parus major  SB, M, W

34. Sittidae
    114 - 14790 - Picchio muratore  Sitta europaea  SB, W, M

35. Certhiidae
    115 - 14870 - Rampichino  Certhia brachydactyla  SB, W

36. Remizidae
    116 - 14900 - Pendolino Remiz pendulinus M

37. Oriolidae
    117 - 15080 - Rigogolo  Oriolus oriolus  B, M

38. Laniidae
    118 - 15150 - Averla piccola  Lanius collurio  B, M
    119 - 15200 - Averla maggiore Laniusexcubitor A

39. Corvidae
    120 - 15390 - Ghiandaia  Garrulus glandarius  SB, W
    121 - 15490 - Gazza  Pica pica  SB, W,M
    122 - 15570 - Nocciolaia Nucifraga caryocatactes  W
    123 - 15600 - Taccola  Corvus monedula  SB,W,M.
    124 - 15630 - Corvo  Corvus frugilegus  M, W
    125 - 15670 - Cornacchia  nera Corvus corone  S, W ,M
    126 -            - Cornacchia grigia  Corvus c. cornix  SB, W
    127 - 15720 - Corvo imperiale  Corvus corax  S,W, M

40. Sturnidae
    128 - 15820 - Storno  Sturnus vulgaris  SB, M, W

41. Passerida
    129 - 15910 - Passera comune  Passer domesticus  SB, W
    130 - 15980 - Passera mattugia  Passer montanus  SB, W

42. Fringillidae
    131 - 16360 - Fringuello  Fringilla coelebs  SB, W, M
    132 - 16380 - Peppola  Fringilla montifringilla  M, W
    133 - 16400 - Verzellino  Serinus serinus  SB, W, M
    134 - 16490 - Verdone  Carduelis chloris  SB, W, M
    135 - 16530 - Cardellino  Carduelis carduelis  SB, W, M
    136 - 16540 - Lucarino  Carduelis spinus  W, M
    137 - 16600 - Fanello  Carduelis cannabina  W, M
    138 - 16660 - Crociere  Loxia curvirostra  M,W
    139 - 17100 - Ciuffolotto  Pyrrhula pyrrhula  M, W
    140 - 17170 - Frosone  Coccothraustes coccothraustes SB, M, W

43.  Emberizidae
    141 - 18570 - Zigolo giallo  Emberiza citrinella  M, W
    142 - 18580 - Zigolo nero  Emberiza cirlus  SB, M, W
    143 - 18600 - Zigolo muciatto  Emberiza cia  M, W
 .  144 - 18660 - Ortolano Emberiza hortulana M
    145 - 18770 - Migliarino di palude  Emberiza schoeniclus  M, W
    146 - 18820 - Strillozzo  Miliaria calandra  M, B



Cincia dal ciuffo


Conosciamoli meglio
Vengono qui descritte alcune specie, scelte a caso, per incuriosire ulteriormente il lettore.
Nelle schede la descrizione degli uccelli non segue le regole della divulgazione scientifica con  informazioni standardizzate sullo status, la riproduzione, l’alimentazione o l’habitat.
A tal proposito si è pensato che fosse più adatta una descrizione “a braccio” tenendo conto di quegli atteggiamenti o comportamenti particolari che possano incuriosire o affascinare chi leggerà queste informazioni.


                                                                        Lodolaio


Istruzioni per l’uso.
Nelle schede troveremo la carta d’identità della specie descritta con il suo nome italiano ( es. Merlo ) nella seconda riga troveremo il nome scientifico ( es. Turdus merula ), nella terza il nome dello scienziato che per primo ha classificato l’uccello in questione con la data ( es. Linnaeus, 1758 ) ed infine il nome dialettale con qui è conosciuta la specie ( es. Merlu ).




Poiana
Buteo buteo
Linnaeus 1758
Nomi dialettali : Puion, Puiona.

                                                                           Poiana


Ogni volta che appare nei cieli del monte di Brianza scatena una bagarre di ipotesi che spesso culmina in un improbabile “ un’aquila “ negli osservatori più giovani.
La Poiana, è in realtà, il più comune rapace diurno frequentatore degli ambienti collinari. Essendo un uccello dalla ragguardevole apertura alare che può raggiungere i 120 cm., quando vola in alto diventa davvero difficile distinguerla dal nibbio bruno o dal falco pecchiaiolo anch’essi visibili in alcuni periodi dell’anno. In questo caso saremo tolti dall’imbarazzo solo dopo una potente dose di esperienza sul campo. O forse no!
Per distinguere la nostra poiana non sarà molto d’aiuto nemmeno la colorazione del piumaggio, dal momento che questo è molto variabile ed è possibile vedere molto chiari od altri molto scuri.
Si presenta per lo più come un uccello tozzo dalle tinte di fondo brune con macchiettature bianche, mentre in volo appare con ali larghe, testa poco sporgente dal corpo e coda larga dal profilo arrotondato.
Al monte di Brianza è presente con circa 6/8 coppie sedentarie alle quali si aggiungono individui provenienti dal nord durante l’inverno.
Se la descrizione fino a qui fatta non vi ha entusiasmati, vi consigliamo di raggiungere a piedi un luogo aperto come ad esempio Campsirago durante le ore più calde della giornata ed aspettare. Questi sono i momenti in cui a ridosso dei rilievi si formano le correnti calde ascensionali ( le cosiddette “ termiche “ ), che un formidabile veleggiatore come la poiana sa sfruttare magistralmente per cacciare, migrare o segnalare la propria presenza in quel territorio ad altri soggetti.
Qui la nostra poiana ci farà vedere il meglio di sé.
La vedremo veleggiare ad ali immobili, disegnando nel cielo degli ampi cerchi fino a che non diventerà un puntino alla nostra vista. Potremo vederla anche chiudere le ali e la coda e compiere delle vertiginose picchiate con improvvise cabrate, per poi riprendere quota col volo veleggiato o ancora, effettuare lunghe planate ad ali semichiuse per attraversare una valle.
La poiana si nutre in prevalenza di roditori ma essendo un abile opportunista all’occorrenza può cibarsi anche di animali morti. Averla vista posata sulla carcassa di qualche lepre o di un fagiano, ha alimentato nel passato, la convinzione da parte dell’uomo, che fosse capace di catturare selvaggina di grossa taglia.
Ritenuta pertanto una concorrente da eliminare è stata sottoposta a pesante persecuzione.



 

Rondine

Hirundo rustica
Linnaeus, 1758
Nomi dialettali : Rondena, Rondola.

                                                                         Rondine


Il ruolo che da sempre gli viene attribuito come portatrice della primavera e la stretta vicinanza con l’uomo, fanno sì che la rondine, insieme al merlo e al pettirosso, sia uno di quegli uccelli noto anche ai profani.
Per dovere di divulgazione è possibile distinguerlo dal balestruccio e dal rondone per le lunghe e filiformi timoniere esterne della coda, per le parti superiori e la zona pettorale di un intenso blu scuro con riflessi metallici, la fronte e la gola rossicce e le parti inferiori bianche. La femmina a volte si può presentare con la coda meno forcuta.
Legata all’ambiente rurale con attività umane di tipo tradizionale, la rondine è da sempre testimone di un mondo che sta scomparendo a causa delle profonde trasformazioni ambientali. La meccanizzazione dell’allevamento, l’uso di pesticidi in agricoltura, la continua perdita dei luoghi di nidificazione a causa dell’urbanizzazione della campagna, hanno causato un forte decremento di questo uccello in tutti i paesi europei con dati preoccupanti che, come nel caso di alcuni anni fa, ha sfiorato il 30-40 %.
Il volo aggraziato, veloce e scivolante con improvvisi cambi di direzione, per catturare qualche insetto, è già una cosa straordinaria da vedere, ma il vero spettacolo che la rondine sa offrire è quando, a stagione riproduttiva ormai conclusa, riprende il suo comportamento spiccatamente gregario e si raduna sui fili elettrici per poi partire verso i dormitori dove passerà la notte.
Questi luoghi si trovano molto spesso in riva a fiumi e laghi : vedere all’imbrunire le evoluzioni di grandi stormi di rondini prima di posarsi nel luogo prescelto rappresenta una scena davvero suggestiva.
Negli anni passati uno di questi dormitori si trovava al lago di Olginate dove fu stimata la presenza di circa 3-4000 uccelli.
Questa abitudine ha alimentato nei secoli passati la convinzione che le rondini non migrassero, ma che svernassero sui fondali di laghi e fiumi. I primi individui, che in primavera si vedevano sfiorare la superficie dell’acqua, si pensava fossero quelle appena riemerse dopo il lungo letargo invernale.  




Occhiocotto
Sylvia melanocephala
Gmelin, 1789
Nomi dialettali : Non si conoscono per questa specie

                                                                       Occhiocotto

Se non fosse per il curioso nome che porta potrebbe passare inosservato.
Oltre ad un uccello poco appariscente, spesso confondibile con la più abbondante capinera, il nostro occhiocotto ha un comportamento piuttosto schivo ed irrequieto con l’abitudine di cantare dal folto dei cespugli per cui il suo avvistamento richiede sempre molta pazienza.
A rendercelo invece interessante è il fatto che l’occhiocotto è il più tipico abitante della macchia mediterranea e risulta diffuso  e molto comune lungo tutte le coste italiane.
Più piccolo della passera deve il suo nome ad un evidente anello orbitale bruno rossastro vivo nel maschio. Quest’ultimo è anche possibile riconoscerlo per una sorta di cappuccio nero che scende fino a sotto l’occhio e che contrasta con la gola bianca. Il dorso, le ali e i fianchi sono grigio scuro. Le parti inferiori sono biancastre e la coda è nera con le timoniere esterne bianche. La femmina si presenta con il cappuccio bruno scuro e l’anello orbitale meno brillante.
Giunto fino a noi attraverso il corridoio naturale dell’Oltrepò pavese nel suo ambiente naturale l’occhiocotto frequenta la macchia o comunque ambienti aperti con cespugli, arbusti o alberi isolati e l’unico habitat che da noi ripropone, anche se solo in parte, le stesse condizioni è il roveto. Sul monte di Brianza era nota la presenza da vari anni tra la cas. Mirabella e Paù ma dalle ricerche condotte ha colonizzato la fascia altitudinale compresa tra i 270 ed i 488 mt. è stato rinvenuto a Porchera, Mondonico, Monastirolo e tra la Torre e Cornera sup. a Tremonte. Località queste che hanno in comune la posizione riparata oltre ad una ottima esposizione ai raggi solari. Ultimamente è stata contattata anche a Consonno.
Vista l’origine “ mediterranea “ si potrebbe pensare ad un uccello migratore ma il nostro occhiocotto non ha finito di stupirci perchè oltre a passare la brutta stagione da noi sta compiendo ulteriori passi verso nord.
E’ certa infatti la sua presenza in Alto Lario ed in Svizzera nel Canton Ticino. 




 

Falco pecchiaiolo

Pernis apivorus
Linnaeus, 1758
Nomi dialettali : Non si conoscono per questa specie.

                                                                  Falco pecchiaiolo

Molti conoscono la Poiana ma pochi sanno dell’esistenza di un altro splendido rapace diurno dal nome piuttosto curioso : il Falco pecchiaiolo.
Dalla ragguardevole apertura alare che può arrivare ai 135 cm. viene facilmente confusa, soprattutto quando è in volo e ad una certa distanza, con la più abbondante Poiana o il Nibbio bruno. Si presenta come un uccello snello e slanciato grazie alle ali strette e lunghe, coda lunga, testa molto sporgente dal resto del corpo e che ricorda la silouette di un piccione. Tutto ciò conferisce al nostro Falco pecchiaiolo un volo molto più elegante ed aggraziato rispetto a quello della poiana. I più esperti lo riconoscono per le posture che assume durante il volo.
Si presenta, tendenzialmente, con le parti superiori di colore marrone scuro e con le parti inferiori chiare con barrature scure. Il piumaggio però è estremamente variabile e si possono vedere individui molto scuri o altri molto chiari. La testa a volte si può presentare con la colorazione del dorso oppure con un colore grigio chiaro. L’iride dell’occhio è di norma giallo o giallo-arancione. Le zampe sono gialle negli adulti mentre il becco è scuro.
Dalle abitudini ritirate è per giunta poco vocifero e frequentando gli ambienti forestali piuttosto estesi pone qualche difficoltà nel poterlo incontrare.
Oltre a ciò il Falco pecchiaiolo giunge da noi ai primi di Maggio e riparte per l’Africa verso metà Agosto e pertanto la sua permanenza nei nostri territori è limitata a soli 3 mesi.
Due però sono i momenti in cui è facile vederlo: Il periodo della migrazione primaverile ed autunnale e quando compie la spettacolare parata di occupazione del territorio e di corteggiamento della femmina.
Quest’ultime sono cose che consiglio vivamente a chiunque di vedere.
Il maschio appena giunto dai quartieri africani dove ha passato l’inverno incomincia a prendere quota salendo ad ampi cerchi in volo veleggiato sfruttando una termica. Giunto ad una ragguardevole altezza si lascia precipitare in caduta libera e quando arriva a100-200 mt. dal suolo interrompe la sua caduta con un’improvvisa impennata che si conclude con una manovra detta, tra gli appassionati, “dell’applauso”. Questa consiste nel battere ritmicamente le ali al di sopra del corpo fino a fare toccare tra di loro le due estremità. Questo rituale può essere ripetuto anche più volte e per più giorni.
Anche in quanto a comportamento definirlo rapace può sembrare un po’ troppo dal momento che il Falco pecchiaiolo si comporta esattamente come un pollo ruspante.
Infatti il nome latino  “ apivorus”  ( mangiatore di api ) indica bene le preferenze alimentari di questo straordinario uccello e nutrendosi quasi esclusivamente di larve di insetti come vespe, api o calabroni lo si può trovare spesso a terra mentre scava affannosamente alla ricerca di prede.
Contatti con questo uccello che lasciano ragionevolmente pensare ad una nidificazione sulla collina del monte di Brianza si sono avuti a Monastirolo, all’Alpe e a Consonno.
Da sapere invece è che il Falco pecchiaiolo è il rapace del quale ogni anno, durante la migrazione sullo stretto di Messina si compivano delle autentiche stragi in virtù di antiche quanto assurde credenze locali e in barba al regime di totale protezione che i rapaci godono nel nostro paese. Stragi che per fortuna, sembrano essere, quanto meno fortemente diminuite, grazie ai campi di sorveglianza che vengono, ancora oggi organizzati a tale scopo.




 

Averla piccola

Lanius collurio
Linnaeus, 1758
Nomi dialettali : Scavezzacol

                                                               Averla piccola

L’Averla piccola appartiene all’ordine dei Passeriformi ma per l’aspetto e le abitudini alimentari potremmo tranquillamente inserirla in quello dei rapaci.
Infatti quello che colpisce è di avere un becco adunco per un uccello poco più grande della comune Passera.
Oltre a ciò L’Averla piccola ha un comportamento piuttosto truculento con l’abitudine di infilzare le sue prede su spine o rametti appuntiti. Del resto il nome scientifico che porta parla chiaro : Lanius infatti significa “dilaniatore, macellaio”.
Il maschio si riconosce per la mascherina nera che dal becco attraversa tutta la guancia: Il dorso e le ali sono castano, vertice e groppone grigio –azzurro pallido. Le parti inferiori sono bianco rosate e la coda è nera con delle zone bianche lateralmente. La femmina si presenta con una colorazione più dismessa con ali, testa e dorso castano, gola, petto e parti inferiori bianco brunastre con barrature a forma di ferro di cavallo.
L’Averla piccola frequenta gli spazi aperti ( coltivati e non ) con abbondanza di posatoi naturali come pali delle viti, alberi e cespugli isolati  dove è possibile vederla mentre canta o intenta a scrutare i dintorni nel tentativo di individuare qualche preda. Si nutre di grossi insetti come grilli, coleotteri e grillotalpa ma, cosa ancora più straordinaria se consideriamo la mole di questo uccello, di lucertole, di piccoli roditori e di nidiacei di altri uccelli.
Oltre alla necessità di allestire delle scorte per i momenti di scarsità di prede dovute a piogge prolungate o per altre cause, l’infilzare delle prede rende più agevole  all’Averla piccola il lavoro di spezzettamento di una preda troppo grossa.
Uccello migratore di lunga distanza giunge da noi a fine Aprile, inizio Maggio per la stagione riproduttiva e riparte per l’Africa meridionale verso la fine di Agosto.
Sulla nostra collina è stata rinvenuta in tutti gli ambienti idonei tra cui anche Dozio, Cerè, Miglianico e Taiello.



 


Picchio muratore

Sitta europaea
Linneus, 1758
Nomi dialettali : Pichett, Pich-galinee, Cià-cià

                                                                Picchio muratore

Se l’intento è quello di stupire impossibile allora non descrivere uno splendido uccello dal nome così curioso e dalle abitudini strabilianti. Il Picchio muratore.
Nell’immaginario collettivo i picchi sono conosciuti come quegli uccelli che a colpi di becco scavano il loro nido aggrappati alla pianta. Il nostro Picchio muratore oltre a non essere nemmeno lontano parente dei veri picchi, i buchi lui li chiude!!!
Si. Perché il nome indica bene quella che è la sua abitudine di cementare con del fango le entrate troppo grandi dei buchi dove si riproduce. Questo comportamento gli consente, oltre che di mettere al sicuro la nidiata da eventuali predatori, di eliminare la concorrenza di altri uccelli che si riproducono in cavità come le Cincie o i Picchi.
Assolutamente inconfondibile si presenta come un uccello tozzo con la coda corta ed il becco grande ed appuntito. Le parti superiori sono grigio-azzurre, la gola è bianca mentre le parti inferiori sono giallo-aranciate. Sulla testa è evidente una stria oculare nera e mentre nel maschio i fianchi e il sottocoda sono di un bruno-castano molto evidenti nella femmina queste parti risultano decisamente più pallide.
Un affinità con i picchi il “nostro” però ce l’ha : quella di arrampicarsi sui tronchi degli alberi ed è qui che il Picchio muratore riesce a dare il meglio di se !!
Infatti tra le sue innumerevoli “perfomances” ci sono quelle di riuscire a scendere dagli alberi a testa in giù nonché quella di camminare, praticamente appeso, lungo la parte inferiore dei rami. Riuscire a vedere questi comportamenti che riescono esclusivamente al nostro piccolo Picchio muratore ( della taglia all’incirca di un passero ) è sicuramente uno spettacolo.
Laddove c’è un bosco maturo anche se non troppo fitto in quel luogo sarà possibile vederlo, anche se ormai non è così improbabile incontrarlo all’interno di giardini pubblici o privati.


Dove, Come e Quando.

Per finire alcuni consigli se a qualcuno fosse venuta voglia o curiosità di avvicinarsi allo straordinario mondo degli uccelli.
Come premessa bisogna riconoscere alla L.I.P.U. ( lega italiana protezione uccelli ) il merito di aver avvicinato molte persone al Birdwatching ( letteralmente “osservazione degli uccelli” ) importando questo passatempo o disciplina, a secondo di come lo si voglia vedere, dall’Inghilterra, paese insieme a quasi tutti quelli nord europei, dove lo si pratica da sempre. Vale la pena ricordare, come nel nostro territorio sia attivo il C.R.O.S. ( Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta ) con sede a Varenna. Grazie alla distribuzione degli osservatori sul campo è possibile compiere una azione di monitoraggio del territorio e fornire dati utili a chi studia gli uccelli ed i fenomeni a loro collegati.
Anche se è possibile vedere gli uccelli in ogni periodo dell’anno, i mesi compresi tra Marzo e Giugno sono sicuramente quelli più favorevoli perché coincidono con la stagione della riproduzione. Questa fase rende gli uccelli maggiormente visibili o per via dell’allevamento della prole o per le manifestazioni canore legate al corteggiamento e alla difesa del territorio. Oltre a ciò il piumaggio degli uccelli in questa fase della stagione si presenta con i colori sgargianti cosa che in altri momenti non sarebbe possibile per effetto della muta. Questo periodo però coincide anche con la stagione vegetativa e l’avvistamento di un picchio muratore in un bosco può dare qualche difficoltà di troppo al neofita dal momento che per negarlo alla nostra vista sarà sufficiente una sola foglia. Il mio consiglio è quello di fare pratica in campagna o comunque in ambienti aperti. In altri periodi ad esempio si potranno vedere specie in migrazione o svernanti.
L’osservazione degli uccelli molto spesso è questione di pochi attimi e allora compagni inseparabili in questa avventura saranno un manuale per il riconoscimento delle singole specie, un taccuino dove segnare i nostri avvistamenti ma soprattutto, vista l’estrema diffidenza degli animali selvatici nel lasciarsi avvicinare, un binocolo che ci consentirà di avvicinare i soggetti senza disturbarli cogliendo allo stesso tempo quei particolari che ci permetteranno di identificare con certezza la singola specie. Guide e binocoli ormai se ne trovano in commercio per tutte le tasche e per tutti i gusti e un buon binocolo 8 x 30 o 10 x 50 ( dove la prima cifra indica il numero degli ingrandimenti e la seconda il diametro della lente di ingresso della luce ) andranno benissimo.
Una certa attenzione merita anche l’abbigliamento da adottare nelle nostre uscite ornitologiche. Molto spesso viene trascurato ma può rivelarsi di grande importanza. Nel nostro paese gli uccelli hanno imparato ad associare alla sagoma umana la presenza di un pericolo da qui l’esigenza di mimetizzarsi il più possibile con l’ambiente circostante. Indossare indumenti comodi in base alla stagione con tonalità grigio-verdi andrà benissimo. Al contrario cercare di attraversare un canneto indossando un berretto viola con una giacca gialla con risvolti rossi equivarrà a fare il deserto intorno a noi.
Per finire qualche consiglio su cosa osservare degli uccelli.
Il colore del piumaggio di molte specie può variare molto a secondo delle condizioni di luce in cui si vede e pertanto può trarre in inganno, oltre a ciò molte specie presentano una spiccata diversità di piumaggio tra maschio e femmina ( in gergo scientifico il fenomeno si definisce “ dimorfismo sessuale “ ) così che al neofita la femmina del saltimpalo potrà addirittura sembrare un’altra specie. Come se non bastasse il riconoscimento dei soggetti giovani o immaturi rappresenterà per molti anni un autentico rebus ornitologico dal momento che molte specie di uccelli ( gabbiani, molti rapaci e alcune anatre ) possono impiegare addirittura degli anni prima di acquisire definitivamente il piumaggio da adulto che in molti casi potrà diagnosticare con certezza il sesso dell’individuo avvistato. Anche per i piccoli passeriformi vale questa regola e un merlo da poco involato ( anche se maschio ) è molto assomigliante alla femmina.
Vale comunque la pena di provare perché in nostro aiuto arriveranno il canto, il comportamento ( se vedrete un uccelletto posarsi su di un ramo e rimanere immobile, quasi sicuramente non sarà una delle cincie!! ) e infine il tipo di ambiente frequentato ( se in un bosco molto fitto avrete la sensazione di aver visto l’averla piccola avrete preso un clamoroso abbaglio !! ) . 
A chi volesse intraprendere l’osservazione degli uccelli seguendo le indicazioni fornite da questo lavoro dobbiamo ricordare che in natura si possono verificare delle mutazioni legate alla perdita dei siti idonei alla nidificazione, all’abbondanza di prede, al disturbo antropico o all’inquinamento.
Queste variabili possono indurre alcuni uccelli ad allontanarsi dai luoghi dove sono sempre stati presenti oppure nei migliori dei casi a far si che altre specie, non presenti fino a quel momento, vi si possano insediare.
A tutti comunque buone osservazioni ricordando sempre che gli uccelli, in qualunque momento della giornata e anche quando sembrano dediti all’ozio, stanno assolvendo ad una fase molto importante del loro ciclo biologico. Sarà dunque nostra premura non arrecare loro nessun tipo di disturbo evitando nel modo più assoluto di avvicinarci ai nidi e se per sbaglio dovessimo imbatterci in uno di questi dovremo allontanarci immediatamente. Quasi sempre a un nido disturbato coincide, per vari motivi, una nidiata persa.
Una osservazione non va compiuta a tutti costi e piuttosto che provocare dei danni è meglio rinunciare e aspettare tempi migliori.
Un altro mito che è bene sfatare è quello che con l’alibi di una attività ecologica o di ricerca si possano calpestare prati o campi coltivati, scavalcare recinzioni o attraversare proprietà private. I divieti, vale la pena di ricordare, valgono per tutti, ornitologi e birdwatchers compresi.



Contributo a cura di Franco Orsenigo (membro C.r.o.s.)

Fotografie di Roberto Brembilla (membro C.r.o.s.)